recensione del film Guerra e Pace

recensione del film Guerra e Pace

Davanti alla sala “Pala Biennale”.

Il primo giorno e la mia prima visione di un film ospitato alla settantasettesima Mostra del cinema di Venezia.

“Guerra e Pace” di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. Non sapevo cosa aspettarmi, la descrizione del film si orientava tra immagini e testimonianze e video di guerre di un tempo, lasciandomi completamente incuriosita dalla visione. Entrando in sala, ho notato che che “Guerra e Pace” era più di un film o di immagini alternate tra di loro, ma raccontava una filosofia di guerra molto precisa, dislocandosi in precisi punti nella linea del tempo. Il passato, simbolo della nostra storia, delle immagini della guerra in Algeria, di un passato italiano ormai forse dimenticato, tra scene di soldati feriti e una cultura che si stava lentamente annientando. Eppure sbuca improvvisamente il presente, dove i conflitti medio-orientali dilaniano con la guerra città intere, pronti ad ingoiare totalmente la vita quotidiana, sostituendo tutto con la paura e il terrore, aggrappandosi solo al tuo istinto di sopravvivenza. I registi nel presente però fanno un’operazione più delicata mostrandoci come tutto alla fine ha una sua funzione, facendo orientare il documentario in un ambiente militare dove immagini di soldati stranieri e fotografi di guerra hanno due scopi diversi ma ugualmente intrecciati. I soldati combattono per una prossima guerra, pronti a dedicare la loro stessa vita alla causa, dall’altra parte, i fotografi allievi che si preparano a documentare, a diventare veri e propri testimoni della storia.

La parola chiave di questo documentario è “La testimonianza”, in contrapposizione all’ultimo capitolo che è il futuro. Un futuro forse drammatico per certi aspetti, dove tutto può essere deciso da noi, dalle nostre storie, dai nostri ricordi, ma soprattutto dalle nostre scelte.

Allo spegnimento degli archivi delle pellicole, notiamo come tutto si collega e tutto si chiude, dove le nostre stesse storie diventano vere testimonianze sulla storia umana. Generazioni e generazioni scoperte come piccoli segreti umani.

Recensione di Caterina Maria Pia Bola per Officina Arti Audiovisive.

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